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Nepal - Le valli del Khumbu

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"I fianchi delle montagne divennero più ripidi e aspri, le colture più frammentarie, i casolari più dispersi. Lo scenario divenne prima più alpino e poi sempre più genuinamente himalayano. Ugualmente marcato era il mutato aspetto della popolazione: riconoscemmo i larghi e dolci lineamenti mongolici, gli abiti più pesanti e più decorativi. Eravamo nella terra degli Sherpa!".
Con queste parole, nel 1953, John Hunt raccontava l'arrivo nell'alta valle della Dudh Kosi e nella regione del Khumbu dominata dall'Everest  e dai suoi satelliti come l'Ama Dablam, il Kangtega e il Cho Oyu.
La comitiva di Hunt - la spedizione inglese che avrebbe raggiunto per prima la vetta dell'Everest - arrivava da occidente, dopo essere partita a piedi da Kathmandu e aver scavalcato per quasi due settimane una suggestiva ma interminabile successione di contrafforti. Un percorso faticoso, ma proprio per questo utile all'acclimatazione, per lunghi tratti a piena immersione nella foresta, di grande interesse naturalistico e antropologico.
Chi lo percorre, anche oggi, può seguire passo dopo passo la transizione dal mondo induista delle colline intorno a Kathmandu alla cultura e alla tradizione buddhiste degli Sherpa del Khumbu. Al giorno d'oggi, però, l'antico sentiero che arriva dalla capitale del Nepal - e che è stato solo in piccola parte sostituito da una strada carrozzabile - non è la via più frequentata per raggiungere la terra degli Sherpa. Il maggior numero di visitatori, che si tratti di alpinisti o di trekker, arriva in volo da Kathmandu fino alla piccola pista erbosa di Lukla, costruita a 2850 metri d'altezza su un terrazzo affacciato sulla valle della Dudh Kosi, il "Fiume di latte" che raccoglie le acque delle vallate degli Sherpa. Dai finestrini del Twin Otter è già possibile dare una prima occhiata alle grandi montagne.
Da Lukla il sentiero scende al fondovalle, si ricongiunge a quello tradizionale, poi riprende a salire verso Phakding, Jorsale e Namche Bazaar, la piccola e orgogliosa "capitale" degli Sherpa, arroccata su uno splendido terrazzo oltre i 3400 metri di quota. Poi la classica "via dell'Everest" prosegue toccando il gompa buddhista di Tengboche, la sua splendida foresta e l'altro monastero di Pangboche che custodisce gli incerti resti di uno Yeti. Poi attraversa gli splendidi pascoli di Pheriche, sale alle morene laterali del ghiacciaio del Khumbu e ai magri pascoli di Lobuche e Gorak Shep. Qui la via si divide. Proseguendo dritti, si arriva al pianoro di ghiaccio che ospita il Campo base delle spedizioni all'Everest. A sinistra, due ore di fatica per un ripido pendio di erba e sassi portano ai 5625 metri del Kala Pattar, uno dei migliori belvedere himalayani.
Qui, nel 1951, la storia dell'alpinismo è cambiata:
"Da lì vedemmo che esisteva una via senza alcun problema attraverso il Circo occidentale e poi su per la parete del Lhotse fin oltre i 7500 metri, da dove una traversata verso il Colle Sud sembrava senz'altro possibile", scrisse Eric Shipton dopo aver raggiunto il Kala Pattar insieme a Edmund Hillary. Shipton era stato protagonista dei tentativi da nord prima della guerra e dell'invasione cinese del Tibet. Lì, ai piedi del Pumori, nel misterioso Nepal finalmente aperto agli stranieri, scopriva che la storia alpinistica della montagna più alta della Terra poteva andare avanti.
I panorami, la storia dell'esplorazione e dell'alpinismo, l'affascinante cultura tibetana degli Sherpa (gli Shar-Pa, il "Popolo dell'est" arrivato qualche secolo fa dall'altopiano del Tibet), contribuiscono a rendere questa zona fra le più battute, ma anche fra le più affascinanti delle grandi montagne dell'Asia.
Proprio per questo, il nostro viaggio non vuole limitarsi all'essenziale, non intende considerare esclusivo obiettivo della sua esplorazione il raggiungimento del Campo base dell'Everest e del belvedere del Kala Pattar. Circondato da molte altre straordinarie montagne - il Lhotse e il Baruntse, il Cho Oyu e il Gyachung Kang, l'Ama Dablam e il Kangtega - il Khumbu offre altre valli e altre avventure a chi voglia proseguire il suo viaggio.
Dai pascoli di Chhukhung si gode di una splendida vista sulla parete meridionale del Lhotse, una delle più alte e pericolose del mondo. Alzandosi per pascoli e morene, lo sguardo raggiunge la piramide regolare del Makalu, la quinta montagna del mondo. La salita all'Island Peak offre al trekker emozioni e scenari indimenticabili.
A occidente dell'Everest, la lunga e solitaria valle di Gokyo propone i suoi villaggi ben conservati, i suoi pascoli popolati dagli yak, gli straordinari panorami offerti dal Gokyo Ri, un altro cocuzzolo da cui si ammirano ben quattro dei quattordici "ottomila" della Terra. Ancora più a ovest, l'abitato e il monastero di Thami sono stati a lungo - e sono rimasti nonostante le difficoltà politiche - il capolinea della via verso il Tibet che scavalca i 5716 metri del Nangpa La. Più in basso, alle porte di Namche, anche i borghi di Khumjung e di Khumde permettono uno sguardo più autentico alla civiltà degli Sherpa.
Anche se non vi è più alcunché di inesplorato, per chi percorre per la prima volta questi luoghi valgono ancora le parole di Shipton: "l'esplorazione di montagne sconosciute, la scoperta e l'attraversamento di nuovi passi per congiungere una regione con l'altra… non porta forse ad una comprensione immediata, quasi ad un senso di possesso personale, dei territori esplorati?"

Il viaggio-trekking nelle Valli del Khumbu si è svolto nella stagione pre-monsonica, dal 13 aprile al 7 maggio 2010


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